Torri Saracene di Positano

I viaggiatori che si fermano a Positano spesso hanno già in mente le meraviglie della costiera amalfitana come le lunghe distese di agrumeti, le spiagge dall’acqua turchese e le boutiques esclusive dove fare incetta di souvenir di ogni tipo: tuttavia, c’è anche chi si ferma qui per ammirare il formidabile sistema difensivo formato dalle torri saracene di Positano.

Proprio così: questa zona della Campania, da Napoli al Cilento e così come altri tratti di costa italiani, presenta delle torri di avvistamento e altre strutture che nei tempi antichi dovevano difendere l’entroterra e i suoi abitanti dalle incursioni dei temibili guerrieri provenienti dal mare, soprattutto pirati saraceni e turchi.

Erano costruzioni che dovevano reggere agli attacchi di uomini, proiettili e cannoni: per questo motivo sono fortificazioni che si possono ammirare ancora oggi in tutta la loro potenza anche se, naturalmente, non sempre in condizioni ottimali.

Addirittura c’è chi ha trasformato queste torri recuperandole come ristoranti, alberghi, musei: in ogni caso si tratta di monumenti che non si possono perdere durante una vacanza a Positano: scopriamo tutto quello che c’è da sapere.

Angioini, saraceni, turchi: la storia delle torri saracene di Positano

Le storia delle fortificazioni lungo la Costiera Amalfitana ha radici già nell’età longobarda (500-600 d.C), ma è a partire dalla dominazione angioina (1200) in poi che si sente la necessità di dotare la zona di un sistema difensivo più efficiente: già in quegli anni, infatti, i popoli dell’Africa e del Vicino Oriente stavano incominciando a terrorizzare gli abitanti con scorribande rapide e devastanti.

Tuttavia, è dal 1500 che le torri saracene di Positano acquistano una progressiva importanza per la protezione degli abitanti da quelli che venivano comunemente chiamati i “mori”: in caso di avvistamento, infatti, era possibile comunicare da una zona all’altra con segnali di fumo o accendendo dei fuochi in modo che gli abitanti sulla costa potessero rifugiarsi sulle colline, nelle località, per esempio, come Montepertuso.

Col passare dei secoli queste costruzioni hanno perso la loro funzione originaria ma, soprattutto negli ultimi anni, hanno trovato nuovo impiego come alberghi o locali, e ancora oggi possono essere viste dalla costa o dal mare aperto come un maestoso ricordo della forza della Campania.

Basta gettare l’occhio verso le diverse spiagge di Positano per avvistare le torri tonde, quadrate e ottagonali (la forma cambia a seconda del periodo storico) che si ergono come difesa sul mare: ecco le più belle.

Le torri di avvistamento più famose di Positano

Fra le torri saracene di Positano ce ne sono alcune che, per la loro posizione o il loro stato di conservazione, sono molto belle da ammirare o da fotografare: alcune permettono addirittura di soggiornare o di mangiare osservando il blu profondo del golfo.

Torre Sponda

Oggi riconosciuta come patrimonio dall’UNESCO, la Torre Sponda è situata lungo la strada che porta dalla statale al centro di Positano, in posizione opposta rispetto alla Torre Trasita. È conosciuta anche col nome di Torre di Positano o di Mezzo.

Costruita nel XIII secolo, si conferma essere la più antica delle torri saracene di avvistamento della zona, come si può desumere dalla sua forma cilindrica, tipica del periodo angioino.

Per lungo tempo, durante il periodo vicereale, da punto di vedetta si trasformò in struttura difensiva. Per assolvere a tale scopo venne divelta una parte della sua volta a cupola e create delle feritoie per le armi da fuoco; inoltre venne costruita anche una cinturazione difensiva detta a controscarpa, della quale ancora oggi rimangono i resti, per rafforzare la parete esterna del fossato.

Dal 1817 è diventata abitazione privata e oggi si è trasformata in uno dei peculiari appartamenti che costituiscono il complesso residenziale di Torre Sponda.

Le sue attuali proprietarie, le sorelle Gaetani sono riuscite a fare di questa costruzione spartana una dimora di lusso, con viste indimenticabili sulla Baia di Positano. Lo splendido gusto delle padrone di casa si riflette sia negli spazi interni, moderni, funzionali ma allo stesso tempo pieni di charme, che in quelli esterni, regno dei fiori e delle piante di agrumi e ulivo.

La terrazza panoramica sul tetto parla da sé. Una piccola spiaggia privata, raggiungibile tramite dei gradini avviluppati intorno ad essa, rende ancora più invitante questa location per gli amanti del mare e del relax.

Torre Fornillo

Interessantissima la storia che le mura di questa torre saracena ci raccontano. Nasce come torre di sbarramento nel 1582 su uno sperone roccioso a picco sul mare.

Si affaccia sull’arcipelago de Li Galli e si trova nelle vicinanze della spiaggia del Fornillo, meta preferita di chi vuole godere del tepore del sole evitando l’affollamento.

Nelle acque che lambiscono il costone che la ospita e dal quale pare spuntare grazie all’utilizzo della pietra del luogo per costruire il suo esterno, fino al 1943 occupava un posto privilegiato lo scoglio chiamato “Mamma e figlio”, dove i marinai avevano sistemato una mattonella raffigurante la Madonna di Positano.

La devozione popolare attribuisce a Lei il miracolo di aver salvato il paese da un siluro lanciato dagli inglesi nel febbraio di quell’anno: lo scoglio andò distrutto, ma la popolazione della zona si salvò.

Il 30 dicembre 1866, tramite il decreto regio 3467, che riguardava il cambiamento di destinazione d’uso di piazze e posti fortificati, Vittorio Emanuele II vende Torre Fornillo a Teresa Amendola che, a sua volta la cede per centottanta lire a Gilbert Clavel.

Arrivato in Italia per problemi di salute, questo grande architetto e intellettuale svizzero si innamora della costiera amalfitana e di Positano in particolare. Attirato dalle costruzioni a pianta pentagonale in quanto le riteneva collegate ad una certa forma di misticità, non si fa sfuggire l’occasione di acquistare questa torre in decadenza e, con essa, anche il costone roccioso su cui sorge e il territorio circostante.

La ristruttura utilizzando la roccia del posto, ma non modifica più di tanto la sua struttura di base. Ai tre livelli che costituivano l’originale, Clavel ne aggiunge un quarto; lo ricava dalla cisterna della torre che ricopre con volte a botte. Per poter ammirare meglio lo splendido paesaggio che la circondava, aprì dei vani-finestra nelle sue mura.

Il suo progetto–torre lo assorbiva così tanto da diventare parte integrante del suo romanzo “Un istituto per suicidi”, pubblicato nel 1918 a Roma.

Con l’arrivo di Clavel, Torre Fornillo e l’intera Positano si animano, diventando un centro culturale di tutto rispetto. Artisti come Picasso, Marinetti e Depero si incontravano tra le sue mura, ammiravano le splendidi visuali che le sue finestre offrivano e respiravano l’aria fresca e pura della zona.

Alla sua morte verrà acquistata dalla principessa Santa Borghese Hercolani che se ne prese cura facendo in modo che niente di ciò che Clavel aveva realizzato venisse modificato. Custodì persino i suoi oggetti personali.

Chiunque abbia avuto la fortuna di metterci piede non può non essersi sentito partecipe dell’atmosfera che la avvolge. Molti affermano sia viva in quanto risentono degli influssi energetici che il paesaggio, la sua storia e il fascino dei suoi proprietari trasmettono. E di persone bramose di visitarla questa torre ne ha accolte tante. A testimonianza di ciò, dagli anni venti in poi le loro firme spiccano chiare sul libro degli ospiti, testimonianza della grande notorietà e fascino che questa struttura ispira.

Torre Trasita

Risale al 1567 questa splendida torre saracena a picco sul mare, oggi trasformata in una location da fiaba contesa dal turismo mondiale.

Situata tra Marina Grande e la Spiaggia di Fornillo, si mimetizza perfettamente con la scogliera verticale che l’accoglie grazie alla pietra locale utilizzata per costruire il suo esterno. In tal modo si inserisce perfettamente nel panorama lasciandosi accarezzare dal verde delle piante che la circondano.

Nasce come torre di sbarramento per volere del viceré Pietro da Toledo e, insieme alle torri di Sponda e di Fornillo, faceva parte del sistema difensivo della costa.

Prende il nome dal luogo in cui venne costruita, che rappresentava il miglior punto di avvistamento delle quaglie e di altre specie di uccelli che arrivavano dal mare.

A pianta circolare, la torre Trasita era in origine costituita da due ambienti sovrapposti. Il superiore era ricoperto da una volta a calotta. La sua struttura venne modificata quando, da avamposto militare, venne trasformata in abitazione privata dal marchese Giorgio Gozzi, che l’acquistò nel ‘900.

Oggi è una delle strutture ricettive più caratteristiche di Positano.

Torre di Renzo (Arienzo)

Se Clavel acquistò e ristrutturò la Torre del Fornillo, lo scrittore e mercante d’arte russo Michail Nikolaevič Semënov, che lo introdusse nel circolo di artisti che poi formarono il suo “Cenacolo letterario”, aveva già acquistato prima di lui il Mulino ad Arienzo che poi trasformò in villa.

La Torre di Renzo, serviva proprio a difendere, tra le altre cose, questo mulino in quanto impediva a chiunque, pirati in primis, di approdare sulla spiaggia dove sorgeva.

Si tratta quindi, anche in questo caso, di una torre di sbarramento, che si trova a metà strada tra Positano e Capo di Vettica, nella località di Arienzo, che poi è quella che da il nome al mulino e alla spiaggia che lo ospita.

Oggi di questa torre è rimasto ben poco; solamente alcuni resti affioranti dal mare sono testimoni della sua passata esistenza.

Torri delle isole Li Galli

Cosa vedere isole li galli in costiera amalfitana

Le isolette che compongono l’arcipelago Li Galli venivano chiamate in passato anche Sirenuse o isole delle sirene, in quanto, secondo un’antica leggenda, erano il rifugio preferito di queste creature a metà strada tra donne e pesci.

Si trovano nell’area marina protetta di Punta Campanella, e sono dei veri paradisi naturali rallegrati dai salti dei delfini e dal suono del silenzio.

Tre sono le torri che troviamo sul loro territorio, una per ognuna delle isole che compongono l’arcipelago.

Nonostante non fossero abitate, ad esclusione della maggiore, furono comunque su di esse edificate queste strutture di avvistamento per rilevare la presenza di navi pirata, che utilizzavano le insenature di queste isolette per tendere agguati alle navi di passaggio.

Non tutte queste torri sono rimaste intatte, anzi di alcune è pure difficile individuarne i resti, ma, a riprova delle loro passata esistenza, abbiamo diversi documenti; tra questi un disegno autografo del geografo Luca Olstenio del 1637: in esso viene raffigurata la costiera amalfitana dove, tra le torri di guardia, si possono individuare anche le 3 che andremo a vedere.

Torre dell’isola del gallo lungo

Si trova sulla maggiore delle tre isolette chiamata Isola del Gallo Lungo, della quale occupa la posizione più alta. Era molto importante per il controllo del traffico marittimo tra il golfo di Salerno e quello di Napoli.

La sua edificazione fu voluta da Roberto D’Angiò nel 1332.

In tempi non tanto lontani quest’isola divenne la patria della danza. Negli anni ’20, acquistata da Leonide Massine, le costruzioni su di essa vennero ristrutturate e la torre trasformata nel suo studio.

Successivamente un’altra etoile russa, il grande Rudolf Nureyev, innamorato dell’intera isola a forma di delfino, cercò di adibirla a teatro naturale permanente. La torre si ammantò di magia, diventando una sala da ballo dal parquet di pino rosso coperta di specchi.

Torre Li Galli

Non rimangono tracce evidenti di questa torre, se non pochissimi segni ben occultati dalla vegetazione locale.

Però in alcuni documenti del 1343 viene menzionata; si tratta della richiesta ufficiale di Pasquale Celentano di Positano, costruttore della già vista Torre nell’Isola del Gallo Lungo, di completare la struttura difensiva dell’arcipelago.

Lui avrebbe anticipato tutti i costi in cambio del titolo di castellano dell’isola. Oltre alle torri, avrebbe costruito anche una cinta muraria che non fu mai terminata a causa della sua morte avvenuta nel 1347.

La Torre Li Galli si trova nell’isoletta denominata La Rotonda. Pare avesse le stesse dimensioni di quella edificata nell’isola del Gallo Lungo.

Torre del Castelluccio

Questa torre è situata sull’isoletta dei Briganti, conosciuta anche come La Castelluccia, e viene chiamata anche Torre di Sant’Antonio o Torre di San Pietro.

Anche di essa non abbiamo altro che pochi resti dai quali però si è riuscito a desumere l’appartenenza della costruzione al periodo aragonese.

Si è riusciti a ricostruire il suo aspetto grazie a un dipinto del pittore paesaggista inglese Thomas Jones, dal quale si può vedere che aveva una forma allungata e che sporgeva dalla cinta muraria.

Come visitare le torri saracene

L’unico modo per visitare le torri saracene di Positano che abbiamo elencato nei paragrafi precedenti è quello di prenotare una camera: alcune, infatti, sono state oggi riqualificate come strutture alberghiere.

È stato in questo modo possibile riportarle agli antichi splendori dotandole, però, di diversi comfort: inoltre, non mancano gli spettacolari giardini tipici della Costiera Amalfitana e del Cilento.

Sicuramente vale la pena trascorrere qualche giorno qui, ma chi preferisce ammirare le fortificazioni dall’esterno può ricorrere a diverse possibilità: la più suggestiva è sicuramente quella offerta dalle gite in barca.

Ci sono diversi tour, infatti, che permettono di costeggiare le scogliere in cerca delle torri saracene divertendosi a notare le differenze di forma e distanza.

Vale la pena non fermarsi alla costa di Positano ma proseguire a sud fino ad arrivare a Vietri sul Mare: in poco più di 20 km di traversata è possibile vedere decine di testimonianze storiche che ci ricordano un aspetto molto importante della vita in Campania nei secoli passati. E, una volta terminato il giro, ci si può rilassare sulla spiaggia senza preoccuparsi di pirati e galeoni.

Considerazioni finali sulle torri saracene di Positano

Le antiche torri saracene che punteggiano le meravigliose coste della Costiera Amalfitana sono molto più che semplici ruderi di un lontano passato bellicoso. Sono testimonianze potenti della resilienza e dell’ingegno umano, capaci di resistere alle intemperie del tempo e agli assalti delle forze della natura e della Storia.

Oggi, queste imponenti sentinelle di pietra veglianocome guardian secolari su questa terra di straordinaria bellezza, custodendo memorie antiche e narrando storie di devozione, audacia e coraggio. Visitarle non è solo un’esperienza estetica e culturale, ma un vero e proprio viaggio nell’anima di un popolo che ha saputo plasmare con saggezza il proprio destino tra le insidie del mare e i segreti della roccia.

Contemplarle è lasciarsi rapire dal respiro del mito e dal fascino senza tempo delle civiltà che qui hanno posto radici, è riconciliarsi con le nostre origini e riscoprire la forza generatrice della bellezza autentica.